Biografia

BONATO RAFFAELLO (SORIO) nacque a Nove il 6-9-1940, figlio di Ferruccio e di Elisabetta Zardo. Tutti a Nove lo conoscono però come Sorio. La storia è questa: quando nacque, la mamma Elisabetta fece chiamare una sua cognata e le diede il compito di registrare il figlio con il nome di Sorio. La cognata, che aveva avuto un figlio morto di nome Raffaello, lo registrò invece come Raffaello. Alla mamma Elisabetta quel nome di Raffaello non le andò per niente bene, e decise di chiamarlo Sorio e quindi tutti a Nove lo conoscono come Sorio Bonato. Se chiedete indicazioni per trovare Raffaello Bonato, vi diranno che non lo conoscono.

Quando Sorio [rispetto anch’io la volontà della mamma] venne alla luce, non c’era suo padre perché in quel periodo si trovava a Bolzano e allo scoppio della guerra gli austro-ungarici occuparono la città e ordinarono ai nostri soldati di combattere con loro. Si rifiutarono e per questo vennero fatti prigionieri e mandati a Lubecca, nella Germania del Nord.

Solo verso la fine del 1945 poté ritornare a Nove ed abbracciare il figlio.

Sorio è stato il primo di 4 figli, 2 maschi e 2 femmine.

Terminate le scuole elementari, si iscrisse sempre a Nove all’Istituto d’Arte . Riuscì a completare solo i primi quattro anni scolastici dei cinque previsti, perché gli fu riscontrata una malattia polmonare e dovette andare a Galliera Veneta per curarsi.

Quando aveva terminato gli impegni scolastici, per non stare con le mani in mano andava a fare il garzone dal meccanico Berto Tessari, che si faceva fare dalla officina fonderia Salin di Marostica, mediante fusione di ghisa, dei piccoli torni (chiamati tornietti da tavolo) che venivano poi venduti ai ceramisti che lo usavano per modellare e decorare vasi e altri oggetti.

un tornietto e le sue parti

Poi, verso i quindici anni, vinse una borsa di studio per un corso di 3 anni in meccanica a Milano presso una Scuola di via Soderini. Nel tempo libero eseguiva dei quadri su tela che un suo amico riusciva a vendere spartendosi alla pari il guadagno. Con questi soldi gli piaceva andare a teatro, soprattutto alle prove teatrali che Dario Fo allestiva prima di andare in scena, …. anche perché erano gratuite. Vide una volta anche il Cardinale Montini, il futuro Paolo VI, in occasione di una Messa celebrata nella scuola. Terminata la scuola, gli era stato offerto un lavoro a Milano, ma lui ritornò a Nove e andò a lavorare a cottimo alla “Ceramiche Artistiche Ancora” di Nove e vi restò per 7 anni, dai 19 ai 26 anni, quindi fino al 1966. In questa azienda decorava vari prodotti aziendali dai piatti, ai vasi, ai tavoli, e anche riproduzione di quadri di famosi autori quali Van Gogh, Utrillo, ecc. … e, per avere una migliore retribuzione, andava in fabbrica anzitempo, quando ancora era buio, in modo da eseguire più pezzi.

alla passione per il lavoro, vi era anche la passione per la pesca delle trote

C’era anche un altro motivo. Nel 1965 aveva conosciuto una ragazza di nome Adriana. Adriana Sarto era nata ad Adria e nel 1951 si trovò sfollata a Pianezze a causa della disastrosa alluvione del Po. Conobbe Sorio a Mason dove si era trasferita da Pianezze, avendo la famiglia trovato una migliore sistemazione rispetto a Pianezze.

Nel 1967 si sposò con Adriana, e, poiché vi era il desiderio di alzare quattro muri per una propria abitazione, cercò una migliore retribuzione andando a lavorare a Bassano del Grappa da Agostinelli Porcellane d’arte fondata nel 1955 da Ermete Agostinelli. Ma poi non trovò gran differenza di retribuzione rispetto alla ditta precedente. Il destino volle che in quel periodo conobbe un novese che commercializzava prodotti per la decorazione ceramica, e conoscendo le capacità di Sorio e le sue ambizioni di migliorare la sua situazione economica, gli suggerì di andare nel modenese o nel ravennate, dove tra Faenza, Fiorano e Sassuolo vi erano vari aziende che cercavano persone brave come lui soprattutto nel disegno.

Decise di recarsi a Sassuolo portando con sé una serie di disegni ad acquarello. Suonò ad un campanello di una azienda e al direttore mise in mostra quello che sapeva fare, cioè i suoi disegni: erano proprio belli se gli chiesero subito quanti soldi voleva e per quanti anni. Sorio comprese che era giunto nel posto giusto e trovò facilmente l’azienda che gli diede una remunerazione quattro volte più elevata di quella di Nove e di Bassano.

Lavorò qui per tre anni circa (dapprima alla Lux e poi alla Tosco Emiliana, producendo tutta una serie di disegni che poi venivano serigrafati per la produzione di mattonelle da rivestimento per bagni, piscine, pavimenti, ecc.

Inoltre, conobbe un vecchio signore del luogo che girava tra le colline del territorio alla ricerca di zone ricche di un materiale importante per il lavoro ceramico, cioè la marna. Sorio, nel tempo libero, seguiva e aiutava questo signore in questa entusiasmante ricerca. Una volta trovato il luogo ricco di marna, qualcuno del posto acquistava il terreno, lo disboscava e quindi poi commercializzava questo materiale. La marna veniva estratta, quindi setacciata e ridotta a polvere finissima, che a sua volta veniva pressata e quindi cotta a 1200 gradi centigradi (= il biscotto), poi veniva smaltata, quindi decorata e poi di nuovo cotta ad alta temperatura. I prodotti finiti venivano utilizzati sempre per rivestimenti , bagni, pavimenti., ecc.

esempio di una mattonella di marna

Nel 1970 nacque Milena, la sua prima figlia, il cui destino sarà triste, perché a 8 anni morirà in un incidente stradale.

Sorio al lavoro alla Ceramica Decorativa Vicentina nella realizzazione di un disegno per un rivestimento di mattonelle di una piscina

Con la nascita di Milena, Sorio tornò a Nove e trovò lavoro a Povolaro (VI) come tecnico ceramico alla Ceramica Decorativa Vicentina (CDV) di Bruno Giacomin per ben 17 anni. Realizzava per questa ditta quadri, tavoli, ecc. sia come regali per i clienti della ditta, oppure realizzava i disegni con i quali si realizzavano varie serie di piastrelle, molto richieste dal mercato. I suoi disegni venivano serigrafati, poi dopo la cottura venivano rifiniti e a seconda dei soggetti anche colorati. (immagine precedente )

Nel 1979 nacque Emanuela, che ha riempito e riempie di gioia e di piccoli animali la casa.

Locandina della Mostra

Nel settembre del 1979 realizzò una Mostra Personale di pittura su ceramica presso la Galleria-Libreria Due Ruote di Vicenza. (immagine sopra). Nello anno espone le sue opere dal 24 novembre al 7 dicembre alla Galleria d’arte ILFiore a Bassano del Grappa.

Nel periodo della CDV, e soprattutto dopo, nel tempo libero continuava nel suo ambiente famigliare a creare quanto la sua fantasia gli suggeriva e quindi nel tempo la sua stanza si riempì di quadri ceramici, di opere in argilla, cuchi, serie di creazioni sulla nomenclatura atomica dei vari metalli, animali, giochi e quant’altro.

Nell’agosto del 1985 presentò vari suoi lavori ad Alassio, provincia di Savona

Dopo la CDV, lavorò per 4 anni alla manifattura di Mario Carraro.

Poi, appena gli fu possibile, dopo aver riscattato i vari anni di lavoro autonomo, andò in pensione per potersi dedicare completamente alle sue passioni creative non solo in ambito ceramico ma anche in ambito culturale, frequentando nel 1991, ogni sabato, a Padova assieme a Gino Pistorello la Scuola di Dialetto, creata da Marilena Marin e Franco Rocchetta, entrambi tra i fondatori della Liga Veneta.

Il libro “la cuccagna dei morosini” e accanto la targa del comune di Cartigliano per la riuscita realizzazione della manifestazione

Nel 1991 diede alle stampe il libro dialettale “La cuccagna dei Morosini” opera che sarà messa in scena a Cartigliano in luglio del 1995 con una grande manifestazione dal vero con personaggi, musiche e balli.

La bella locandina dello spettacolo della Pissota nel 1991 e accanto il testo pubblicato nel 1992

Nel 1992 pubblica un altro libro dialettale “La Pissota che vive” che aveva già avuto nell’ottobre del 1991 a Nove una rappresentazione dal vero, ripresa anche in anni successivi con grande partecipazione di popolo. (immagine copertina del libro)

Ha realizzato, per circa 2 anni, delle trasmissioni radio in dialetto tramite la Emittente Veneta, dove trattava e coinvolgeva gli ascoltatori dei vari aspetti della vita famigliare e di lavoro degli anni successivi al boom economico (altro?)

il monumento-muretto-altare nei due lati (sud e nord)

Nel 2006 realizzò un grandioso monumento, chiamato muretto-altare, composto da 16 formelle che sintetizzano la figura di San Benedetto , cioè “Ora et Labora”, “Prega e Lavora”, posizionato all’inizio di Via Cavallara a Marostica, nel quartiere San Benedetto.

la locandina

Nel 2011 espose a Nove “Storiete d’Argilla”: 80 stupendi, grandi cuchi di terracotta, interpretati secondo il suo libro “La Pissota che vive”.

Parte della via crucis, che si sviluppa su tutta la lunghezza del muro divisorio tra il vecchio e nuovo cimitero

Nel 2013 realizzò una via Crucis per il cimitero di Nove, all’interno del quale le 14 formelle 40x35x3 mm sono state posizionate nel 2014.

Ora invecchiando, nell’ultimo periodo, ha perso la voglia di fare, ma non quella di raccontare, rivivendo le sue grandi passioni, le sue creazioni, i suoi quadri ceramici, i suoi poliedrici cuchi di terracotta che li fa fischiare con una gioia quasi fanciullesca e per le tradizioni locali immaginate e scritte nei suoi libri, come detto.

 

Biografia tratta da https://www.bassanodelgrappaedintorni.it/persone-bonato-raffaello-sorio-nove-vi-06-09-1940-ceramista-pittore-scrittore e redatta da Vasco Bordignon. La figlia Emanuela ci tiene a ringraziarlo con queste parole:

“Caro Vasco, grazie per l’importante lavoro svolto nel portare alla luce le opere di mio papà.

L’hai fatto con l’animo gentile ed illuminante, pieno di forza e vitalità, che solo le persone sagge, di gran cuore e sincere possiedono.
Grazie ancora, con tutto il mio affetto.”

Emanuela